Tindari cosa vedere e perché visitare l’antica città della Sicilia, in provincia di Messina. Un luogo del mito, che offre arte, cultura e straordinari paesaggi. Il celebre Santuario, con la Madonnina Nera è un luogo ricco di fascino. La spiaggia di Tindari, con i laghetti di Marinello, è un vero angolo di paradiso. Avventuriamoci insieme alla scoperta di queste meraviglie.
L’antica città ha una storia molto interessante e deve il suo nome a Tindaro, cioè il re di Sparta. La fondazione risale a 396 a.C. e fu opera di mercenari siracusani della guerra contro Cartagine. Fu Dionisio di Siracusa a volerla.
Oggi Tindari è una delle mete più richieste per le vacanze in Sicilia. Un paradiso tra storia e mito, arte e natura, cultura e paesaggi da favola. Le sue vicende, infatti, raccolgono tante leggende che hanno affascinato – e continuano ad affascinare – i visitatori che arrivano da ogni parte del mondo.
Tra i motivi che la rendono celebre, un’epica battaglia navale, la “battaglia di Tindari“, ma non solo. Cicerone le dedicò spazio nelle sue Verrine. Ancora, fu base navale dei cartaginesi, prima, poi dei romani. I bizantini la conquistarono e gli arabi la distrussero. Ad alimentare il mito è anche la presenza della Madonna Nera, che si venera presso il Santuario, sito sull’antica acropoli.
I resti dell’antica Tindari si conservano abbastanza bene. L’impianto urbanistico è quello a scacchiera, tipico delle città romane. Appare evidente nell’organizzazione dell’isolato (le “insulae” erano i codomini romani), riportato alla luce fra due decumani. Suggestiva anche la possente cinta muraria in opera quadrata. Il Teatro Greco lascia il visitatore senza fiato.
Teatro Greco
Il Teatro Greco di Tindari sorse alla fine del IV secolo. Nell’epoca romana fu ristrutturato. Rappresenta una straordinaria opera di ingegneria acustica e ha un diametro di oltre 60 metri. Quando si costruì, si sfruttò la conformazione della collina: poteva contenere addirittura 3mila spettatori. Gli interventi dei romani aggiunsero un portico in laterizio e adattarono l’orchestra ad arena per i giochi.
È addossato al fianco di un promontorio e guarda verso il mare, in una posizione sicuramente invidiabile. Delle antiche quinte rimangono oggi solo un arco e parte del fondale, restaurati nel secolo scorso. Da più di 60 anni, questo bellissimo teatro ospita festival di musica, danza e spettacoli.
La città antica
L’antica città di Tindari offre molte attrattive. Davvero interessante la basilica, con una struttura a due piani, dotata di passaggio voltato a botte. L’isolato romano, invece, si trova tra i decumani e alcune strade secondarie. Ci sono diversi edifici, costruiti su vari livelli del terreno e si cammina tra tabernae a vecchi negozi, alcuni dei quali con retrobottega.
Ancora, ci sono le domus del I secolo a.C., con peristilio e colonne in pietra con i capitelli dorici e con il tablinium, cioè l’antico salone, nonché con le terme mosaicate (con mosaici bianchi e policromi).
L’area archeologica di Tindari racchiude i resti dell’antica città costruita in pietra arenaria. I mosaici, le sculture, gli oggetti e le ceramiche si trovano in parte presso il museo locale, in parte a Palermo.
L’attrattiva principale è sicuramente il Santuario della Madonna Nera. All’interno, infatti, si trova la celebre statua in legno di cedro, che ritrae la Vergine con bambino, dalla storia affascinante. Sarebbe arrivata a Tindari per fuggire dalla furia iconoclasta dell’VIII secolo.
Stando a quanto racconta la leggenda, nella stiva di un’imbarcazione c’era una cassa di legno, entro la quale si trovava una statua della Madonna Bizantina, sfuggita alla distruzione. La nave a causa di una tempesta, si fermò proprio a Tindari.
Quando il mare tornò ad essere calmo, i marinai tentarono la ripartenza, senza riuscire a salpare, a causa dell’eccessivo carico della nave. Decisero allora di alleggerire il peso, lasciando in acqua la cassa con la statua. Gli abitanti di Tindari la recuperarono e, dopo averla aperta, ne scoprirono il contenuto. Portarono la statua sul colle più alto e iniziò il culto. Alla Madonnina è dedicata una festa che si tiene il 7 settembre.
Perché la Madonnina di Tindari è nera?
La Madonnina di Tindari è un tipico esempio di arte africana ed orientale. Raffigurata come “Regina in trono“, regge in braccio Gesù Bambino. Sulla base c’è una citazione del Cantico dei Cantici: «Nigra sum sed formosa», cioè «Sono bruna, ma bella».
Si narra che una donna, giunta al Santuario per venerare la Vergine che le aveva fatto la grazia di guarire la figlia gravemente ammalata, fosse rimasta rimasta delusa dal colorito scuro. Poco dopo la bimba cadde all’improvviso da una finestra del Santuario, finendo in mare: un volo di 268 metri.
La donna tornò allora a pregare la Madonna Nera. La piccola si salvò e venne ritrovata su una lingua di terra, formatasi lì dove sorgono i laghetti di Marinello.
Poco dopo la bambina cadde all’improvviso dalla finestra dell’antico Santuario finendo in mare dopo un volo di 268 metri. La madre tornò allora a pregare la Vergine Nera: “Se siete voi la miracolosa Vergine che per la prima volta avete salvato mia figlia, salvatela una seconda volta”. Così recita la leggenda.
Al di sotto del promontorio c’è la laguna di Oliveri, detta anche laguna di Tindari. È un braccio di mare molto suggestivo, oggi Riserva naturale. Ospita, infatti, un ambiente salmastro di tipo lacustre con sabbie marine e, in alcuni punti, è l’habitat prediletto da uccelli migratori. Come abbiamo avuto modo di raccontare, la spiaggia di Marinello è legata a una leggenda e al Santuario.
Anche la natura, dunque, sa regalare emozioni in questi luoghi. Questa lingua di sabbia racchiude diversi specchi d’acqua e muta a seconda delle mareggiate. I Laghetti di Marinello fanno parte della Riserva Naturale Orientata Laghi di Marinello e si trovano all’ombra del promontorio di Tindari.
La spiaggia di Tindari, che fronteggia i laghetti di acqua salmastra, è di sabbia fine, con un colore bianco quasi abbagliante. Da qui si riescono a scorgere in lontananza le Isole Eolie. Ci sono sia un tratto di spiaggia attrezzata, che un tratto di spiaggia libera.
Nella spiaggia c’è anche una grotta, cioè la Grotta di Donna Villa, che racchiude una leggenda. Qui, infatti, avrebbe vissuto una maga che adescava i marinai con il proprio canto per poi mangiarseli. I fori alle pareti sarebbero gli affondi delle dita della maga, infuriata quando i marinai riuscivano a fuggire. Foto: gmrichards.t21 – Licenza.