Rosa Balistreri è nata a Licata il 21 marzo del 1927. Era figlia di una famiglia molto modesta, che aiutava lavorando duramente nei campi o al mercato. Il canto fu la sua preziosa valvola di sfogo.
Sposò Iachinuzzu in un matrimonio combinato; ma egli era un ubriacone come il padre, che sciupò tutta la dote che Rosa aveva diligentemente preparato per la figlia. Così Rosa tentò di ucciderlo; si andò a costituire e scontò sei mesi di carcere.
Sola, Rosa andò a lavorare in vetreria, a raccoglier lumache, fichi o verdure, o al mercato a salare le sarde: tutto per mantenere sua figlia. Divenne domestica di una famiglia benestante il cui figlio la mise incinta e la illuse con la speranza di una vita migliore, loro due soli, lontano da tutti. A quel punto Rosa rubò dalla casa degli oggetti che erano volti a finanziare la loro fuga d’amore; ma venne denunciata e arrestata nuovamente per sei mesi.
Uscita dal carcere, visse per strada. Il figlio nacque morto. Riuscì a lavorare come custode/sagrestana per la Chiesa degli Agonizzanti ma anche lì i problemi la vennero a cercare: molestata dal nuovo prete, Rosa partì alla volta di Firenze con il fratello e i soldi delle elemosina. Lì, il fratello riuscì ad aprire una bottega come calzolaio, Rosa visse da domestica. Conobbe il pittore Manfredi con cui visse per 12 anni; in quel periodo conobbe artisti quali Mario De Micheli, Ignazio Buttitta, Dario Fo.
A Firenze visse per vent’anni; ma fu nella sua amata Palermo che scrisse la maggior parte dei suoi componimenti. Ci si trasferì nel 1971, e lì conobbe Serena Lao, oggi Presidente dell’Associazione “Rosa Balistreri”, Sara Cappello, Marilena Monti, Laura Mollica e ancora, tra le più giovani, le artiste Matilde Politi ed Egle Mazzamuto. Furono gli anni di “Amore tu lo sai la vita è amara” (1971), “La cantatrice del Sud” (1973), e “Terra che non senti” (1973). Manfredi la lasciò per una modella. Sua figlia, che intanto aveva lasciato il collegio, venne ad abitare con lei, incinta di un figlio. Iniziò dunque a proporre le sue opere alle feste dell'Unità; recitò nel Teatro Stabile di Catania. Nel 1974 partecipò, assieme ad altri esponenti del folk, ad un'edizione di Canzonissima.
Morì nell'ospedale palermitano Villa Sofia, il 20 settembre 1990, per ictus cerebrale.
Rosa non fu molto fortunata con gli uomini, ma era sicuramente attorniata da gente che l’amava profondamente e che non l’ha mai dimenticata. Il suo timbro, forte e originale, dava voce alle canzoni popolari siciliane che parlavano di povertà e orgoglio. La passione che metteva nella vita, la drammaticità dei lavori duri che le erano toccati, Rosa la metteva nel canto. Un canto unico, che sta scomparendo.
E fu proprio a “Terra che non senti” che il 31 maggio del 2008 venne dedicata la manifestazione in suo onore per Etnafest 2008. In piazza Università a Catania, ecco susseguirsi sul palco: Rita Botto, Carmen Consoli, Giorgia, Patrizia Laquidara, Nada, Marina Rei, Tosca, Paola Turci, Ornella Vanoni, Emma Dante, insieme all'Etna Orchestra di Salvo Cantone.
Video: http://youtu.be/uEpf5LrjDeg
Autore | Enrica Bartalotta