Il corpo della donna di 73 anni, residente in provincia di Caltanissetta, è ora sotto osservazione dell’obitorio dell’ospedale Guzzardi di Vittoria da ieri. Il sospetto è che ci si possa trovare davanti ad un caso di encefalopatia spongiforme bovina, come già stato per quest’estate e per i passati mesi di aprile e maggio.
Sette i decessi totali registrati quest’anno, forse anche a causa del fatto che nonostante le nuove etichette, ancora non è concesso ai consumatori conoscere da dove arrivino le carni degli animali che poi finiscono sulle nostre tavole. Sì perché per il momento, ciò che ci è dato sapere è dove l’animale sia stato allevato e macellato, ma non dove sia nato.
Il morbo della mucca pazza è stato scoperto in Inghilterra nel lontano 1986; i bovini che ne sono affetti perdono gradatamente e irreversibilmente il controllo delle proprie azioni, perché la patologia colpisce i neuroni, degenerandoli. Stesso discorso anche per il sistema nervoso centrale degli esseri umani.
Dopo 8 anni dal primo caso, l’Unione Europea ha impedito l’uso di farine animali nei Paesi membri, cibo ritenuto responsabile della malattia degenerativa. Di fatto però non erano le farine animali in sé a causare problemi, bensì i solventi utilizzati nel processo di produzione atto ad eliminare i grassi presenti nel mangime.
Francesco Iemolo, primario della Divisione di Neurologia presso l’Azienda Ospedaliera Guizzardi, teme che la donna possa aver contratto questa malattia mangiando carne infetta, e che con il tempo, la patologia abbia potuto farsi strada nel cervello provocando danni irreparabili.
È del 2012 infatti il ritiro della messa al bando della fiorentina, la tipica bistecca toscana con l’osso; perché è proprio attraverso il midollo che l’encefalopatia spongiforme bovina attacca anche l’Uomo. Allo stesso modo, dal 2005, erano state evitate le frattaglie, con particolare attenzione per il cervello.
Ma le frattaglie sono ancora molto utilizzate nella cucina tradizionale, specie in quella contadina. Nella città di Palermo non è ad esempio difficile trovare venditori ambulanti che friggano e vendano le interiora di mucca o maiale agli avventori.
Finora in Italia, sono stati accertati ben 144 casi dall’inizio dell’epidemia, e ora i campioni prelevati dal corpo senza vita della donna di Niscemi morta a Vittoria sono al vaglio degli scienziati dell’Istituto di biologia molecolare di Bologna, e presto potranno dare i primi, definitivi risultati.
I sintomi che la donna ricoverata in provincia di Ragusa, potrebbe aver sperimentato, sono gli stessi riscontrati anche negli animali. La malattia si manifesta sin dal principio con problemi psichici piuttosto lievi e insospettabilmente collegabili al “morbo della mucca pazza”, come depressione o ansia.
Nel giro di poco tempo però, essa si evolverà iniziando a provocare disturbi più complessi, come la mancanza della montata lattea o l’inappetenza. Problemi più seri arrivano poco prima che si possa avere il sospetto di essere in presenza di una malattia grave, con la perdita della capacità motoria e dell’equilibrio, fino a concludersi con la paralisi.
Infine, la proteina patogena che ha causato le lesioni cerebrali sia nella mucca che nell’essere umano, arriverà a provocare la morte senza possibilità di scampo.
Non esistono infatti ancora terapie per la cura del morbo di Kreutzfeldt-Jakob, ma presso l’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano insieme ai ricercatori dell’Health Center dell’Università del Texas, sembra sia nato un test.
Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, permetterà ai medici di individuare le proteine prioniche responsabili della malattia, attraverso una semplice analisi delle urine.
Autore | Enrica Bartalotta