Cattedrale di Palermo strapiena per Totò Schillaci, in occasione dei suoi funerali. Ieri e l’altro ieri la camera ardente è stata visitata da migliaia di parenti, amici e soprattutto tifosi. In chiesa, invece, circa mille le persone presenti, 800 posti a sedere e 200 in piedi nei transetti.
Il rito delle esequie di Totò Schillaci è stato officiato da monsignor Filippo Sarullo, parroco della chiesa cattedrale di Palermo. Al termine della celebrazione, la benedizione delle spoglie è stata impartita dall’arcivescovo Corrado Lorefice.
Le parole di Beppe Bergomi
“È’ stato l’eroe di tutti noi, ci stava regalando un sogno. Mi sembrava giusto essere qui oggi”. Così Beppe Bergomi, uno degli ex compagni di Totò Schillaci a Italia 90, presente al suo funerale. Insieme, infatti, hanno giocato in Nazionale e all’Inter. “Quando ci si ritrovava anche a distanza di tempo – ha raccontato l’ex difensore – l’amicizia profonda rimaneva. Abbiamo vissuto l’anno e mezzo che è stato all’Inter intensamente. Ma mi rimane nella mente il gol con l’Austria, venne ad abbracciarmi. I giovani di oggi vogliono tutto e subito, invece bisogna faticare. Totò in questo era un esempio”.
L’omelia
“Sinora, caro Totò avevi giocato soltanto il primo tempo della tua vita, breve, quasi da tempi supplementari, di 59 anni. E se è vero che non hai segnato il gol della vittoria su questa terra per liberarti dalla malattia, nel secondo tempo, che è durato un istante, quello della morte, nel fischio finale, come deve essere per ogni credente, lì hai giocato la partita più bella della tua vita, hai fatto il passaggio più bello della tua vita, un passaggio non con giocatori altrettanto bravi come te, ma con il numero 1, Gesù, e hai realizzato il passaggio alla vita eterna”.
Così monsignor Filippo Sarullo, parroco della cattedrale, nella sua omelia. “Ti sei ritrovato davanti ad una porta – ha aggiunto – ma non come quella di un campo di calcio di serie A, ma ti sei trovato davanti una porta senza traversa, una porta senza pali, una porta senza rete, ti sei ritrovato davanti la Porta della misericordia, la porta dell’amore, la porta della bontà del Padre che, da vero arbitro giusto e inappellabile, ti ha convocato per la partita del cuore, per la partita che non avrà mai fine, che ti ha fatto entrare nella squadra più bella del mondo, che si chiama Paradiso”.
Nelle prime file, in cattedrale, c’erano il presidente della Figc Gabriele Gravina, l’ex presidente della Figc, Antonio Matarrese, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente del Palermo calcio Dario Mirri, che ha guidato la delegazione della società con l’a.d. Gardini. Presenti anvhe alcuni calciatori del Palermo, Francesco Di Mariano, nipote di Schillaci, Matteo Brunori e Jacopo Segre insieme al direttore sportivo Morgan De Sanctis e al vice Giulio Migliaccio e a una rappresentanza delle giovanili.
Lorefice: “Come Pino Puglisi”
“Come Pino Puglisi, che riposa in questa cattedrale, anche Totò Schillaci ci dice che questa città la possiamo e la dobbiamo cambiare”. Così Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, al momento di benedire la salma di Totò Schillaci, al termine dei funerali.
“Di Totò – ha sottolineato Lorefice – ricordiamo il suo corpo proteso alla gioia, i suoi occhi, in quel 1990. Ma poi Schillaci ha continuato a donare il suo corpo perché gli altri avessero corpi liberi, è rimasto uno di noi, ha pensato la sua vita facendo memoria della sua origine, l’ha pensata come un dono, perché le nuove generazioni avessero uno sguardo bello, trasfigurato come il suo, perché potessero correre liberi in strada, per vivere in pienezza la vita, contro chi invece li vuole schiavi.
La strada dell’onestà e del sacrificio, l’assenza di scorciatoie nel cammino professionale e umano dell’ex attaccante della nazionale, è stato centrale nella sua esistenza, ha detto l’arcivescovo di Palermo.
“Schillaci ha pensato alla sua vita – ha concluso Lorefice – in mezzo alle nuove generazioni, voglio ringraziarlo per questa sua grande opera, voluta, consapevole, stare nella strada con i giovani, perché potessero conoscere la via del bene, la via della libertà, un corpo donato, il suo, perché altri potessero donare vita. Anche io oggi ho l’onore di potere dare l’ultimo saluto al carissimo Totò, prima di affidarlo a quel luogo che ci ricorda che i nostri corpi hanno una sola vocazione, devono sprizzare luce e bene, queste sono le parole che ci lascia in eredità Totò e lo affidiamo alla misericordia di Dio. Gli diciamo addio, ci vedremo in Dio, nella pienezza vera della vita”.