La Triscele (o Triskelis) è uno dei simboli della Sicilia, presente anche sulla sua bandiera. In araldica si chiama “triquetra”, anche se la triquetra è diversa per struttura e significato. La sua storia affonda le radici nel passato ed è molto articolata: possiamo anche dire che sia, a tratti, avvolta dal mistero, poiché è legata alla mitologia. Il simbolo si compone di 3 spirali, unite in un punto centrale. Generalmente sono spirali intrecciate: da qui, per estensione, è qualsiasi altro simbolo con tre protuberanze e una triplice simmetria rotazionale. La raffigurazione di un essere con 3 gambe arrivò in seguito. Proviamo a ricostruire insieme la storia di questa affascinante figura. Apparve per la prima volta in Sicilia sulla monetazione siracusana del III secolo a.C., dopo essere già diffusa sulle monete dei paesi orientali dell’antica Grecia.
Ebbe particolare fortuna sotto il periodo di Agatocle, che fece coniare monete con la Triscele anche nei territori italioti sotto la sua influenza politica. Le origini della Triscele, però, sono ancora più antiche in Sicilia. Venne, infatti, ritrovata su alcune ceramiche di produzione gelese, con caratteristiche prettamente locali, risalenti al VII-VI secolo a.C. In un Dinos del VII secolo, rinvenuto nell’Agrigentino, la Triscele arcaica è raffigurata senza volto. È probabile, dunque, che il simbolo della triquetra divenne emblema geografico della Sicilia, attraverso l’influenza del simbolo orientale. Questa ipotesi è rafforzata dagli antichi appellativi dell’isola: Triquetra, Trichelia, Trinakìa. Questi sembrano voler indicare una terra con tre promontori – Peloro, Pachino e Lilibeo. La conformazione geografica dell’isola mostra infatti una figura triangolare, accostabile alle tre gambe del simbolo.
In origine la Triscele come simbolo della Sicilia era la testa della Gorgone. I capelli sono serpenti e si irradiano tre gambe, piegate all’altezza del ginocchio. Si tratta di un personaggio mitologico che, secondo il poeta greco Esiodo, era ognuna delle tre figlie di Forco e Ceto: Medusa, Steno, Euriale. Secondo un’altra versione, sarebbe la testa di una donna, forse una dea, raffigurata con le ali e contornata da serpenti per indicare la saggezza. Ai serpenti furono aggiunte spighe di grano (indicanti la fertilità dell’isola). Sebbene la Triscele apparve prima della colonizzazione greca della Sicilia, furono i Greci i primi a chiamarla Trinakìa (mutato poi in Trinacria). Passando all’epoca moderna, il simbolo è stato adottato dal Parlamento Siciliano con la legge regionale n.1 del 2000, come parte integrante della bandiera della Sicilia. Sta al centro della bandiera: “una triscele color carnato, con il gorgoneion e le spighe. Il drappo ha gli stessi colori dello stemma: rosso aranciato e giallo”.
Sulla bandiera dell’Isola di Man, che si trova nell’Europa settentrionale, si trova una Triscele. Nel 1607 lo storico inglese William Camden dichiarò che il simbolo in questione era stato tratto dal Triskelion siciliano. La somiglianza tra la triscele siciliana e quella dell’Isola di Man ha acceso discussioni per diversi secoli. Una possibile spiegazione si riferisce a un’origine indoeuropea del simbolo. Si ipotizza, in alternativa, una relazione con la colonizzazione dell’isola di Man da parte di popolazioni vichinghe e la conquista della Sicilia da parte dei Normanni. Un’altra teoria è i Normanni, giunti in Sicilia nel 1072, avessero esportato il simbolo nell’isola britannica. Questa la adottò come simbolo, in sostituzione di quello precedente di origine scandinava.