Il 54enne Michelangedo Redaelli fu ucciso con due coltellate alla gola. Come ricorda il "Corriere della Sera", il corpo era stato trovato nel suo garage di Solaro, in provincia di Milano, il 23 dicembre 2017. Mercoledì i carabinieri hanno arrestato il 59enne Mario Zaffarana, muratore di origini siciliane e suo vicino di casa.
"Redaelli aveva pochissimi contatti, era molto riservato e conduceva una vita segnata da rituali quasi maniacali, a partire dall’attenzione alla pulizia che lo spingeva a lavare l’auto dopo ogni utilizzo o a fumare con il braccio fuori della porta di casa per evitare che il fumo impregnasse l’appartamento. Diversi vicini hanno un buon ricordo di Redaelli, lo descrivono come una brava persona anche se caratterizzata da queste peculiarità. Lo abbiamo trovato grazie alla segnalazione di un amico da cui sarebbe dovuto andare a cena", spiegano i carabinieri. Il "Corriere" aggiunge:
Mario Zaffarana, anche lui un solitario, aveva lavorato alla costruzione del condominio. È in via di separazione dalla moglie, ha figli ormai grandi che vivono da un’altra parte, e poche relazioni in più rispetto alla vittima. Redaelli lo portava all’esasperazione con i suoi comportamenti ossessivi: per esempio utilizzava l’acqua condominiale per lavare la macchina nel box, ogni volta che la usava, e ogni tanto si faceva anche mezza doccia in garage perché era maniaco della pulizia. Zaffarana aveva deciso di lasciare il condominio, che lui stesso aveva costruito, per trasferirsi a Limbiate, dove aveva acquistato un altro appartamento. Ma non sopportava l’idea di lasciare campo libero al vicino. «Dopo l’omicidio non si è confidato con nessuno – ha spiegato il comandante -, si è tradito solo la sera stessa spiegando a due amici che lo attendevano per cena di aver fatto tardi perché nel suo palazzo avevano trovato un cadavere. Un’informazione che poteva avere solo l’assassino, visto che il corpo è stato trovato nel box chiuso a chiave il giorno dopo».
Per le indagini è stato decisivo, il 17 marzo scorso, il ritrovamento, in un campo a Cesate, dell’arma del delitto, un grosso coltello da cucina. All’inizio il delitto sembrava essere stato determinato da un diverbio economico: una partita di droga non pagata. Poi gli investigatori sono riusciti ad accertare che il movente dell’omicidio risaliva a dissapori personali tra i due. Fin dall’inizio i carabinieri avevano capito che la vittima conosceva molto bene il suo assassino. Secondo la ricostruzione, Zaffarana avrebbe agito attorno all’ora di pranzo del 22 dicembre scorso, poche ore prima di andare a firmare il rogito della sua nuova casa a Limbiate. Con ogni probabilità ha dato un appuntamento al vicino con una scusa e poi lo ha accoltellato alle spalle, a tradimento, senza che nessuno degli altri vicini si accorgesse di nulla. Redaelli non era riuscito nemmeno a urlare né a chiedere aiuto. Gli investigatori hanno spiegato che Redaelli è stato trovato con un braccio infilato nella manica del giaccone, dettaglio che lascia ipotizzare che sia stato aggredito appena entrato o mentre stava uscendo. «Non abbiamo dubbi sulla premeditazione dell’omicida – ha continuato il comandante – Quando lo abbiamo fermato è rimasto impassibile, ha solo detto che gli elementi che abbiamo raccolto non sono attendibili».