È l'Isis stesso a dare l'annuncio attraverso la sua agenzia Amaq: Abu Omar al Shishani, uno dei principali capi militari dello Stato Islamico, a volte indicato come ministro della Guerra, sarebbe morto in combattimento a Shirqat, a 70 chilometri da Mosul. Una perdita di rilievo, vista la sua capacità bellica così come il carisma.
Georgiano, 30 anni, Tarkhan Tayumurazovich Batirashvili – questo il vero nome – ha lottato la fianco dei ceceni, quindi ha militato nelle unità scelte del suo paese ed è stato addestrato dagli americani. Durante il conflitto contro la Russia ha dimostrato doti e coraggio, diventando un punto di riferimento. Congedato, arrestato per detenzione di armi, nel 2012 si è trasferito in Siria, dove ha partecipato alla nascita dello Jaish al Muhajireen wal Ansar, movimento composto essenzialmente da caucasici.
Un anno dopo si è staccato insieme a un gruppo di seguaci per unirsi ad al Baghdadi. E il suo ruolo è cresciuto progressivamente grazie all'esperienza acquisita in questi anni. Il Califfo lo ha spesso inviato sui fronti più importanti per coordinare i reparti speciali dello Stato Islamico, guidare offensive o gestire situazioni difficili. Non è un caso che fosse nel settore di Mosul, area strategica e teatro di una prossima offensiva degli iracheni.
Gli americani hanno dato per molto tempo la caccia ad al Shishani offrendo anche una taglia di 5 milioni di dollari. Nella scorsa primavera si erano detti certi di averlo colpito con un'incursione aerea, ma non erano chiare le sue condizioni: per gli Usa era stato liquidato mentre l'Isis aveva smentito.
Figura discreta, legato essenzialmente alle attività militari, è comparso in qualche video e foto diffuse dal movimento: vestito quasi sempre di nero, l'inconfondibile barba rossa e il corpetto esplosivo da attivare per non cadere in mano nemica. Abu Omar è uno dei tanti ufficiali del Califfato fatti fuori in questi mesi: neutralizzati durante uno scontro oppure liquidati da azioni mirate della coalizione.