"Non ho mai hai visto una persona così crudele, picchiava mio figlio… lo pregavo di allontanarsi… mi ha distrutto la famiglia". L'anziana madre in aula scoppia in lacrime mentre racconta la scena che avrebbe visto con i suoi occhi. È una brutta storia di usura e sopraffazione quella che i parenti della vittima ricostruiscono in aula.
Come racconta "LiveSicilia", sotto processo c'è Roberto Bruno, macellaio 50enne di Altofonte, in provincia di Palermo. È in carcere da un anno, da quando è stato denunciato dalla persona a cui avrebbe prestato alcune migliaia di euro. Il debito sarebbe poi schizzato a quota 40 mila. Tutta colpa, sostiene il pubblico ministero Gaspare Spedale, di interessi mensili del 15%.
Secondo i parenti che hanno testimoniato in aula, le difficoltà economiche della vittima sarebbero legate a un difficile momento della sua vita, segnata dalla morte del padre e dalla scelta di donare parte del suo fegato alla sorella. Ed è proprio prima di eseguire un controllo all'Ismett, all'esterno della struttura sanitaria per i trapianti, che sarebbe avvenuta l'aggressione. A ricordarla in aula è la sorella della vittima: "Roberto Bruno è andato fino all'Ismett. Voleva i soldi degli assegni, mi ha chiamato mia madre… calci, pugni… mia madre lo supplicava di lasciarlo stare… gli ha strappato la camicia… gli ha detto 'ti spacco il cuore'".
La vittima, che oggi ha cambiato città e lavoro, si è costituita parte civile con l'assistenza dell'avvocato Salvatore Gambino. Nel contro esame tocca al legale della difesa, l'avvocato Gaspare Affatigato, cercare di smontare la ricostruzione dei testimoni. Dalle domande si intuisce la volontà di fare emergere che i problemi economici della vittima, assicuratore, erano causati dal vizio del gioco.