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Negli Stati Uniti c'è una preoccupazione che deriva direttamente dagli uragani Harvey e Irma. Si tratta delle acque reflue infestate dai batteri. In questi giorni, tra atroci sofferenze, è morta una 77enne dopo 11 giorni di agonia: la causa sono i cosiddetti "batteri mangiacarne", scrive il "New York Times". La vittima si chiamava Nancy Reed ed era un'ex maestra elementare. La donna si era rotta un braccio cadendo in casa a Houston, in Texas, quando l’abitazione è stata invasa dalle acque. Proprio attraverso la ferita i batteri sono penetrati nel suo organismo, provocandole una fascite necrotizzante: un’infezione terribile e spesso mortale. Non è chiaro quale sia il batterio colpevole, ma Rachel Noble, professoressa di Biologia marina all’Università del Nord Carolina, sospetta che la causa sia il batterio Vibrio vulnificus, microbo marino che rappresenta un rischio raro ma potenzialmente mortale per chi ha una ferita aperta.

Un altro caso simile è stato segnalato nella stessa contea: un ex vigile del fuoco e paramedico è stato infettato attraverso il morso di un insetto sul braccio mentre aiutava i vicini di casa a fuggire dalle alluvioni. Si è salvato solo perché ha riconosciuto in tempo i sintomi. Una terza persona è morta nella contea di Galveston a causa della sepsi provocata da batteri in acqua. Nella fascite necrotizzante i batteri infettano il tessuto connettivo che permea il corpo umano (fascia). La malattia, di natura batterica, si sviluppa in modo rapido e aggressivo causando vesciche, bolle fino a necrosi dei tessuti sottocutanei, choc settico, morte. Se identificata in tempo può essere trattata con antibiotici e chirurgia, ma molti pazienti perdono comunque gli arti nonostante il trattamento e il 25-30% muoiono. La malattia può essere provocata da un’ampia varietà di batteri.

La malattia è comunque estremamente rara, anche per chi è esposto ai batteri che possono trasmetterla. La maggior parte delle persone che contraggono la fascite necrotizzante sono immunodepresse. Il modo migliore per prevenire l’infezione è ripulire le ferite, anche le più superficiali ed evitare, se possibile, laghi, oceani, piscine se si hanno ferite aperte. I sintomi precoci sono calore alla pelle, gonfiore, colore rosso o violaceo nell’area interessata. Non è facile distinguere i sintomi da quelli di un’infezione meno grave, sebbene i pazienti in genere descrivano il dolore come insopportabile e atroce, molto più di quanto ci si aspetterebbe da una ferita di quel tipo. Inoltre nei casi di fascite necrotizzante l’infezione si diffonde in poche ore.