La Vampa di San Giuseppe è una tradizione diffusa in molte città della Sicilia, in occasione della Festa di San Giuseppe. Consiste nella predisposizione di grandi cataste di legna o di vecchi oggetti di legno, in diverse zone delle città, alle quali si dà fuoco.
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La gente si dispone intorno al fuoco e adulti e bambini pronunciano ad alta voce il rituale “Viva San Giuseppe”. Le vampe si svolgono nell’ora vespertina del 18 marzo, quindi nel giorno antecedente il 19 marzo, giorno di San Giuseppe. Ma qual è l’origine di questo rituale?
La tradizione delle Vampe di San Giuseppe in Sicilia si trova a metà tra sacro e profano. Queste anticipano le celebrazioni per la giornata dedicata al Santo, i festeggiamenti per la festa del papà, ma anche la fine dell’inverno. Si tratta, infatti, della prima festa di primavera, che coincide con l’equinozio.
Il rituale ha origini pagane: l’uso del fuoco, infatti, dovrebbe rappresentare una forma di purificazione, utilizzata nel mondo contadino. Così si accoglie la primavera e si decreta la fine dell’austero inverno, briciando il residuo del raccolto dei campi.
La Vampa viene accolta come un momento di serenità e di pace tutto agreste poiché. Rievoca momenti particolari della vita arcaica dei contadini. Questi, all’arrivo della primavera, nei giorni precedenti la semina, si riunivano in spazi aperti attorno a grandi falò di paglia e di fieno avanzati dalla raccolta dell’anno prima.
Qui invocavano e auspicavano abbondanza di messi anche per il nuovo anno.
La ricorrenza della festa precede la primavera di alcuni giorni, (tre, per l’esattezza), e la Vampa rappresenta il momento commemorativo più alto di quell’antica tradizione. Ai giorni nostri il significato è diventato prettamente religioso: è l’auspicio che San Giuseppe, Padre della Provvidenza, apporti prosperità e abbondanza in ogni tempo.