La vampe di San Giuseppe sono una tradizione popolare molto sentita, non solo in Sicilia (in particolare a Palermo e dintorni), ma anche in altre regioni d’Italia. Durante la festa di San Giuseppe, il 19 marzo, l’usanza prevede l’accensione di grandi falò nei quartieri e nelle piazze, come simbolo di purificazione, rinnovamento e unione della comunità. Ma qual è l’origine di questa tradizione e perché è così sentita?
Abbiamo detto che è un simbolo di purificazione, rinnovamento e unione della comunità, ma pochi sanno perché. Partiamo da una considerazione molto utile: è impossibile datare con certezza l’origine delle vampe di San Giuseppe, in quanto l’uso di accendere il fuoco per propiziare il volere dei santi è un fenomeno che risale alla preistoria (Perlès). Si attesta con certezza la presenza delle vampe nel centro storico di Palermo a partire dall’Ottocento, come riferisce Giuseppe Pitrè.
La festa di San Giuseppe ha, invece, origini medievali: si celebra il 19 marzo, quindi 6 giorni prima dell’annunciazione del Signore. San Giuseppe, in Sicilia, gode di grande devozione, con celebrazioni anche nei mesi di aprile, maggio e nei periodi estivi. La vampa, però, si ricollega al mese di marzo, con grandi falò di valore sociale. La presenza del fuoco si spiega perché San Giuseppe è l’ultima festa invernale e la prima primaverile, quindi la vampa è una cerimonia di passaggio. È l’ultimo fuoco notturno, rischiara le cerimonie notturne e riscalda i presenti. Il falò, dunque, è un rito di passaggio: annuncia un nuovo tempo e l’inizio della festa.
Le vampe di San Giuseppe sono state molto diffuse a Palermo, ma anche in alcuni paesi della provincia, come Gratteri, Grisì e Misilmeri. Sicuramente si tratta di una tradizione un po’ controversa, ma è anche strettamente legata alla fede ed è per questo che, per molti, è una pratica irrinunciabile, al netto del fatto che possa essere pericolosa.
I segreti delle vampe di San Giuseppe
Esiste una precisa divisione degli spazi per le vampe di San Giuseppe. All’interno delle grandi aree scelte per preparare la vampa, ci sono 3 spazi: quello di raccolta della legna, quello di accensione della vampa e quello esterno. Ogni spazio di raccolta segna i limiti di una micro unità territoriale precisa e il luogo dell’accensione della vampa si trova sempre all’interno di essa.
Si inizia a ‘mpustari i ligna, cioè sistemare la legna dopo che tutti i materiali raccolti sono stati trasportati sul posto. Devono essere selezionati i pezzi più pesanti e voluminosi per ottenere una struttura quanto più resistente. Il valore di una vampa è dato non solo dall’altezza, ma anche dalla durata e dalla sua solidità nel sopportare il peso della legna anche dopo lo spegnimento delle fiamme.
La catasta ha una forma perlopiù conica, perché deve essere alta. A volte, in cima, c’è qualche oggetto curioso. L’accensione avviene rigorosamente quannu scura. Può avvenire la sera del 18 marzo o la sera del 19 marzo: ci si raccoglie attorno al fuoco e si pronunciano invocazioni per il santo o, in rari casi, vi si butta dentro il pane (ricevuto in dono l’anno precedente da chi aveva fatto il voto a San Giuseppe) tra le fiamme. Foto di Hans Isaacson su Unsplash.