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Vendemmia in Sicilia: l’arte della “vinnigna” è l’anima della terra

Una tradizione che si rinnova ogni anno

  • Vendemmia in Sicilia, come avviene il processo di vinificazione.
  • L’uva siciliana, coltivata con dedizione durante tutto l’anno, viene raccolta e portata in cantina.
  • Nella nostra isola è da sempre un momento speciale e di condivisione, ecco perché.

Travagghiu di vinnigna, ti signa, ti sgrigna, t’alligna e ti spigna” (“Il lavoro della vendemmia ti ammaestra, ti diletta, ti rinvigorisce e ti leva i debiti”). Basterebbe questo proverbio siciliano per comprendere quanto la vendemmia sia un appuntamento sentito e partecipato, che affonda le radici nell’autentica anima contadina della nostra terra. Vendemmia in Sicilia significa tradizione. L’arte della vinificazione, sull’isola, è molto antica, sebbene il vino siciliano abbia ottenuto il giusto riconoscimento soltanto in tempi relativamente recenti.

Il periodo della vendemmia varia da luglio a ottobre (nell’emisfero boreale) e tra febbraio e aprile (nell’emisfero australe). A incidere, sono diversi fattori. In genere lo si identifica con il momento in cui le uve hanno raggiunto il grado di maturazione desiderato. Nell’acino il rapporto tra la percentuale di zuccheri e acidi ha raggiunto un valore ottimale per il tipo di vino che si intende produrre.

Vendemmia in Sicilia, dalle origini a oggi

Come abbiamo anticipato, il momento della vendemmia varia in relazione a diversi fattori. Dipende, ad esempio, dalle condizioni climatiche, perché all’aumentare della latitudine le uve maturano più tardi. Pensate che, nel 2021, i primi acini in Sicilia sono stati raccolti già ad agosto. Influisce anche il tipo di uva: i vitigni a bacca bianca maturano in genere prima dei vitigni a bacca rossa. Ancora, è fondamentale il tipo di vino che si vuole ottenere, determinato da maggiore o minore presenza di zuccheri, acidi ed elementi aromatici. Gli antichi romani dedicavano alla vendemmia una festività, i “vinalia rustica“, celebrati il 19 agosto. Questi si festeggiavano anche in altre città latine.

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I metodi di raccolta delle uve sono due. Il metodo manuale si utilizza per la produzione di vini di qualità elevata e di spumanti metodo classico. Bisogna, infatti, operare una scelta selettiva dei grappoli e questo comporta così più elevati. Anticamente l’uva si schiacciava con i piedi. La raccolta meccanica si usa con macchine agevolatrici e macchine vendemmiatrici.

Si può effettuare uno scuotimento verticale o laterale. La vendemmia meccanica è più economica. Tra le altre pratiche utilizzate, vi sono le cosiddette vendemmie scalari e le vendemmie tardive (per aumentare il tenore zuccherino dell’uva). A prescindere dal tipo di metodo, bisogna rispettare delle regole. Non si raccoglie l’uva bagnata, si evitano le ore più calde del giorno e i grappoli vengono riposti in contenitori non troppo capienti, per evitare lo schiacciamento degli stessi. L’uva si trasporta nei locali della vinificazione nel più breve tempo possibile.

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Vendemmia in Sicilia e storia del vino

La vendemmia in Sicilia ha origini antiche. La scoperta di residui organici individuati in alcune giare dell’età del rame nei siti preistorici di monte Kronio (Sciacca) e Sant’Ippolito (Caltagirone) abbia indotto a ritenere la produzione di vino in Sicilia, tra le più antiche attestate al mondo, risalente ad almeno 6mila anni fa. Nella Sicilia orientale la vitivinicoltura si diffuse sin dall’epoca della colonizzazione greca (VII-VI sec. a.C.) con il tradizionale sistema detto ad “alberello”. In tempi antichi, rappresentava un momento di grande condivisione, di fatica, ma anche di gioia. Vi prendevano parte i contadini, ma anche altre altri che, solitamente, non svolgevano il lavoro nei campi. Tutti avevano un obiettivo comune.

Le giornate in vigna iniziavano molto presto e sempre con una preghiera. Il capofila pronunciava: “Sia lodatu e ringraziatu lu santissimu e divinissimu Sagramentu!”. Gli altri lavoratori in coro rispondevano: “Sempri sia lodatu!”. Durante le ore di lavoro, non mancavano canti e poesie pronunciate a voce alta. Ci si fermava per ristorarsi e poi via, fino al tramonto. Procedevano così i giorni del tempo della vendemmia, da un campo all’altro. Il risultato sarebbe stato un brindisi autenticamente siciliano.

Redazione