Oggi, martedì 19 luglio, si commemora il 30° anniversario della strage di via D’Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino, e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, che al momento dell’esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta.
Tra i tanti presenti nel capoluogo siciliano anche Pietro Grasso, ex magistrato e presidente del Senato, oggi senatore.
Come riportato su BlogSicilia, parlando con i giornalisti, Grasso ha detto: “Certamente queste giornate sono di commemorazione collettiva e sono importanti per far riflettere le persone ma i familiari quotidianamente sentono la mancanza dei loro cari e vedono il posto vuoto a tavola. Comprendo perché non vogliono partecipare alle cerimonie ufficiali. Spesso c’è una ipocrisia dietro, da parte di persone che magari hanno contrastato e che invece sono oggi qui a celebrare”.
Grasso ha poi rivelato: “Ricordo che Paolo Borsellino venne a trovarmi al ministero della Giustizia dove io ero stato chiamato da Giovanni Falcone, venne una decina di giorni prima della strage di via D’Amelio e mi disse: ‘Sai Piero, ho saputo che è arrivato l’esplosivo anche per me, e ci sono amici che mi dicono di abbandonare tutto, di lasciare Palermo ma come posso io lasciare e abbandonare i cittadini che credono in me e in noi. Io devo continuare’. Ecco, Paolo è andato incontro al suo destino con coscienza e consapevolezza”.
L’ex presidente della Direzione Nazionale Antimafia ha pure detto: “Le vittime hanno diritto alla verità. Purtroppo alcune di queste verità sono conservate nella mente e nella memoria di coloro che non hanno mai dato il loro contributo alla giustizia. Mi auguro che prima o poi possano avere una resipiscenza e aiutarci a costruire questa storia che non può finire così. Deve essere accertato tutto e il più presto possibile”.