La Villa del Casale è una dimora rurale tardo-romana che sorge nei pressi di Piazza Armerina, comune in provincia di Enna. È parte della lista dei Patrimonio siciliani dell’UNESCO, dal 1997.
Nata nel IV secolo a.C., ad opera di maestranze locali, cartaginesi e forse africane, questa struttura, scoperta nel 1950 da Gino Vinicio Gentili, pare fosse di proprietà del tetrarca Massimiano (285-305), ritiratosi qui dopo la sua abdicazione. Successivamente, si pensa che venne abitata da Massenzio, figlio di Massimiano (305-312). In ogni caso, per via della ricchezza delle sue decorazioni, non si ha nessun dubbio sul fatto che fosse una residenza di prestigio imperiale, particolarmente diffuse, soprattutto in area extraurbana, all’epoca. La lettura delle tematiche dei mosaici, inserisce l’edificio nel quadro della società aristocratica romana degli inizi del IV secolo, pagana, opposta alla politica di Costantino. Alcune delle ipotesi successive dunque, farebbero risalire la dimora a Lucio Aradio Valerio Proculo Populonio, governatore della Sicilia tra il 327 e il 331 e console nel 340; si pensa infatti che le raffigurazioni di alcuni mosaici della villa, potrebbero richiamare i fastosi giochi da egli organizzati a Roma nel 320.
I resti della Villa hanno confermato che fosse un edificio organizzato su 4 nuclei separati, posti sul declivio collinare, in leggera ascensione, tutti connessi tra loro e convergenti verso la pianta quadrangolare del peristilio, che caratterizzava l’antro successivo all’ingresso e al vestibolo; questa struttura presenta precise corrispondenze con quella delle ville africane del tempo e della Villa del Tellaro, antica dimora dello stesso periodo, sorta nei pressi di Noto. Si presume inoltre che la Villa del Casale abbia preso a modello originario la Villa Adriana di Tivoli. Molti i pavimenti delle stanze che presentano decorazioni a mosaico, come quelli del peristilio, con decorazioni di ghirlande in alloro e diverse teste di animali. Al centro del peristilio vi si trovava una grande fontana, composta da due vasche semicircolari con il lato curvo e da una vasca di forma rettangolare allungata.
In asse col il vestibolo, appena oltre il porticato, sorgeva il piccolo vano con abside, del ‘Sacello dei Lari’, con decorazioni musive geometriche del pavimento, che incastonano una foglia di edera al centro; simbolo di Dionisio, la foglia di edera è una decorazione ricorrente presso i pavimenti della Villa.
Sul lato Settentrionale si aprono tre vani, forse adibiti al personale di servizio impiegato presso la cucina, caratterizzati da pavimenti a mosaico con motivi geometrici, che rientrano nel repertorio delle decorazioni musive nordafricane: alcuni studiosi hanno ipotizzato che i motivi decorativi, siano stati elaborati a Roma o in Italia, e che siano poi passati successivamente in Africa. I due ambienti seguenti, furono probabilmente adibiti a camere da letto (cubicula), anticipate da anticamere con pareti decorate da pitture. In uno dei vani, il pavimento a mosaico sembrerebbe, secondo alcuni, rappresentare il leggendario Ratto delle Sabine, mentre alcuni suggeriscono che si tratti di danze campestri caratterizzanti le feste primaverili in onore di Cerere.
La seconda camera da letto è ornata da ricca decorazione del tema degli Eroti, anch’esso ricorrente diverse volte nella Villa. La successiva sala, identificata come una sala da pranzo (coenatio) invernale, ospita il mosaico pavimentale della “Piccola caccia”, con dodici scene che narrano le abitudini di caccia (venatio), del proprietario della Villa.
Le scene di caccia fanno parte del repertorio tipico di tutta l’area dell’Occidente Mediterraneo. Lo schema compositivo di questo pavimento musivo sembra derivare dal repertorio nordafricano che richiama, per lo stile, i mosaici che impreziosiscono la “Casa dei Cavalli” di Cartagine e, per le caratteristiche compositivo-iconografiche, quelli in una villa di Ippona.
Si suppone che le maestranze fossero cartaginesi, o ancor meglio, originarie dell’Africa Proconsolare, come quelle che realizzarono il pavimento del corridoio sopraelevato della “Grande Caccia”, a Oriente del peristilio. Il corridoio, che separava la zona pubblica dagli ambienti patronali, rappresenterebbe però, a dispetto del nome, una grande scena di cattura. 66 metri di lunghezza per 5 di larghezza mostrerebbero infatti due distinti gruppi di mosaici, datati 320-330, in cui una ricca serie di bestie feroci venivano catturate, probabilmente per i giochi dell’Impero, che si tenevano negli anfiteatri di Roma.
Le prime scene, di più piccole dimensioni, sono di forma molto regolare; sono stati utilizzati circa venticinque colori diversi e meno tessere. Nella metà Sud del corridoio, tessere un po’ grandi ma più frequenti, hanno dato vita a figure scarne e prive di volume, opera probabilmente di maestranze più conservatrici, fedeli ai canoni stilistici del III secolo; la parte Nord, caratterizzata da pose plastiche, volumetriche, e dai rilievi che raffigurano la libertà di movimento dei panneggi, potrebbe essere stata affidata a mosaicisti più innovatori, più vicini alla cultura figurativa del IV secolo, che strizza l’occhio alla tradizione ellenistica.
Sul lato di fondo del corridoio della Grande Caccia, si apre un’ampia sala da ricevimento absidata, dove probabilmente il proprietario riceveva i visitatori. La sala, caratteristica da una ricca pavimentazione in lastre di marmi colorati e porfido, si ritiene avesse funzione ‘liturgica’. Ai lati della basilica si aprono i due appartamenti padronali.
Un primo ambiente funge da anticamera; il pavimento è decorato con l’episodio di Ulisse che vince Polifemo. Nella sala absidata che si apre sull’anticamera, forse una sala da pranzo (triclinio), o una stanza da letto (cubicolo), sono presenti, sulle pareti, pitture raffiguranti gli Eroti, e sul pavimento, un mosaico geometrico in cui sono inseriti tondi con le Stagioni e ceste di frutta; nell’abside si trova un motivo a squame con elementi naturalistici.
Il secondo vano, ugualmente aperto sull’anticamera, è caratterizzato da un pavimento geometrico con schemi poligonali, stelle stilizzate e le Stagioni, che circondano un medaglione su cui troneggia una coppia di amanti; la rientranza occupata dal letto, mostra invece scene di fanciulli che giocano.
L’appartamento meridionale è costituito da un ingresso monumentale con peristilio a ferro di cavallo, composto da quattro colonne ioniche e da una fontana al centro. Il peristilio era pavimentato con un mosaico raffigurante un porto, che gira intorno alla composizione degli Eroti pescatori; nella metà Sud del componimento, gli alberi, il mare e gli edifici sono rappresentati in misura e stile differenti, rispetto alla metà Nord.
Un’area absidata si apre sul lato di fondo del peristilio e ospitava probabilmente la biblioteca privata del proprietario o la diaeta. Il pavimento a mosaico rappresenta la scena mitologica del poeta Arione, che incanta gli animali marini con la sua musica e poesia. Nell’abside si trova una grande testa di Oceano circondata da varie specie di pesci. La disposizione della scena e il suo significato sono molto simili a quelle del mosaico con Orfeo nella sala absidata, che si apre sul lato Sud del grande peristilio.
Sul lato sinistro del peristilio, si apre una coppia di ambienti preceduti da un’anticamera: qui si trova il mosaico che raffigura il combattimento di Eros e Pan, a cui assistono, da sinistra, forse il padrone della Villa, la figura di un Satiro e di due Menadi, mentre da destra tre fanciulli e due giovani donne, probabilmente familiari del proprietario. Sul tavolo di fondo è collocato il premio per il vincitore: quattro corone con foglie di palma, e due sacchi pieni di monete; lo stesso tema si trova nella basilica paleocristiana di Aquileia, edificata all’incirca nello stesso periodo in cui è stata realizzata la Villa del Casale. Il cubicolo è decorato con il mosaico degli Eroti Cacciatori, ma non mancano episodi umoristici, come quello del fanciullo caduto, morso al polpaccio da un grosso topo, o del giovane che fugge davanti a un gallo.
Sul lato opposto del peristilio, si dispone una coppia di ambienti simile, con anticamera e cubicolo con alcova absidata: l’anticamera presenta il mosaico del cosiddetto “Piccolo Circo”: un’allegoria delle Stagioni; il cubicolo è invece decorato con l’Agone musicale: anche qui, come nel mosaico di Eros e Pan, ricorre il tavolo con le corone della vittoria sullo sfondo.
Contigui alle scale che portano al corridoio della “Grande Caccia”, si trovano due ambienti di servizio, in origine pavimentati con motivi geometrici. In un più tardo rifacimento, l’ambiente più interno fu decorato con il mosaico noto con il nome delle “Fanciulle in bikini”. Un ambiente doppio, forse un cubicolo invernale, è decorato da un mosaico raffigurante un tetimimo.
La disposizione degli elementi nella sala di Arione, è identica a quella del mosaico di Orfeo nella sala absidata. Qui, al centro del mosaico si trova Arione, circondato da più di cinquanta specie di animali, tra cui anche la mitica Fenice.
Dal corridoio della ‘”Grande Caccia” e dall’appartamento padronale, si accede ad un complesso costituito da un peristilio a pilastri a pianta ovale pavimentato con un mosaico di girali d’acanto e busti di animali. Gli ambienti sui lati del peristilio sono decorati con un mosaico di Eroti pescatori, nei vani Meridionali, e di Eroti vendemmianti in quelli Settentrionali.
Il pavimento dell’attiguo ambiente laterale è interamente ricoperto da tralci, grappoli e figurine di Eroti; al centro si trova un medaglione con il busto di una figura maschile, probabilmente la personificazione dell’Autunno.
Il pavimento della sala con tre absidi, forse una sala da pranzo invernale per banchetti, era decorato con il mosaico delle ‘Fatiche di Ercole’, pervenuto a noi non in ottime condizioni. Nell’abside di sinistra è raffigurato il trionfo, in quello Meridionale, di destra, il mito della nascita della vite, e in quello di fondo, collocato a Est, vi è raffigurata una lotta di Ercole con i Giganti.
I passaggi verso le absidi ospitavano scene delle metamorfosi, di cui rimangono solo le scene caratterizzante i miti di Dafne, di Ciparisso, di Esione e di Endimione.
Dall’ingresso della villa si accedeva a un complesso termale, che ricalca l’orientamento di un edificio precedente. Il primo ambiente, probabilmente utilizzato come spogliatoio (apodyterium), è decorato con un mosaico pavimentale che raffigura la padrona di casa con i due figli. Da qui si passa ad un atrio ‘a forcipe’ decorato con il mosaico del Circo, in cui è rappresentato il Circo Massimo di Roma durante una gara di quadrighe vinta dalla fazione Prasina.
Il frigidarium, una sala ottagonale con sei nicchie absidate, era caratterizzato da un mosaico con scena di Eroti pescatori, arricchito dalle figure di Nereidi, Tritoni e cavalli marini. Nelle nicchie, utilizzate forse come spogliatoi, è raffigurata la mutatio vestis. Segue un piccolo ambiente usato probabilmente per le frizioni, con un mosaico raffigurante un massaggio (alepterion), da cui si accede ad una sala allungata che doveva essere il tepidarium; il mosaico che la decora, raffigura i giochi dello stadio (lampadedromia).
Autore | Enrica Bartalotta