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Non solo un giardino, ma qualcosa di più. Villa Giulia è un luogo incantato, talmente speciale da essere definito da Johann Wolfgang Goethe “il più bell’angolo della terra”. Gli spazi all’aperto racchiudono una profonda ricchezza concettuale.

Goethe conosceva le simbologie di matrice massonica che l’aristocrazia palermitana aveva fatto collocare in particolari punti. La planimetria, osservata dall’alto, è una grande rosa dei venti, che si espande come un fiore quando si schiude.

Il visitatore viene sempre ricondotto dai punti periferici a un unico centro, l’orologio solare (dodecaedro) che scandisce il tempo. Alla storia della villa è legato un avvenimento affascinante.

L’area, utilizzata inizialmente come grande spianata in cui i pescatori della Kalsa facevano asciugare le reti, divenne tra il XVII e il XVIII secolo il luogo in cui vennero celebrate da parte del Tribunale dell’Inquisizione alcune esecuzioni pubbliche.

A partire dal 1777, però, le sorti cambiarono repentinamente, poiché la villa prese la sua conformazione di luogo di vita. Mentre Goethe era seduto su una panchina, prese l’ispirazione per un famoso frammento poetico.

L’ingresso monumentale prospiciente il Foro Italico è neoclassico, le colonne doriche testimoniano bene il gusto già romantico della fine del XVIII secolo, quest’ingresso non viene utilizzato per l’accesso al giardino e rimane costantemente chiuso. L’altro ingresso, situato sulla via Lincoln, è meno elaborato ed è quello usato regolarmente per accedere al giardino.

All’interno del giardino sono presenti numerose sculture marmoree, delle quali la più significativa è quella del Genio di Palermo di Ignazio Marabitti realizzata nel 1778.

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