Il vino cotto siciliano è un prodotto strettamente connesso alla tradizione e alla vita di un tempo. Ancora oggi, la sua preparazione richiama tempi antichi, epoche in cui si era più legati alla terra e ai suoi frutti. Sebbene il vino cotto si preparai in tutta Italia, in Sicilia assume delle caratteristiche più particolari. La pratica di bollire il mosto prima della fermentazione ha origini nell’antichità classica. Si consumava come bevanda, come condimento o come correttivo per i vini. Già Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C., descriveva un vino cotto simile a quello che si produce in Abbruzzo e nelle Marche. Nell’antica Roma vi erano diverse tipologie di mosto cotto. Da allora, secolo dopo secolo, si è arrivati ai giorni nostri.
Come abbiamo anticipato, il vino cotto siciliano è un po’ particolare. Veniva usato come sciroppo per la tosse, ma anche come ingrediente di molti dolci autunnali, come la mostarda d’uva e vari tipi di biscotti al vino cotto. Si tratta di sapori decisi, perfetti per affrontare i primi freddi dell’autunno. Leggendo la ricetta del vino cotto, si rimane colpiti per la presenza della cenere. In realtà, ricorre spesso nella cucina siciliana, perché riequilibra la funzione acido-basica delle preparazioni. A seconda delle aree della regione, in alternativa si usavano ceneri di carrube, di tralci di vite o di bucce di mandorle. Insomma, ci si ingegnava con ciò che si aveva. Leggendo le ricette più moderne si trovano anche cannella o chiodi di garofano, che aromatizzano il vino cotto. La sua preparazione è molto semplice: scopriamola insieme.
Ingredienti
Procedimento
Consigli per conservare il vino cotto: se ben tappato e se conservato al buio, il vin cotto può stare per mesi ed anche anni.
Ricetta di Viola Dante
Foto in evidenza Visible Procrastinations – Attribution-NonCommercial 2.0 Generic (CC BY-NC 2.0)