San Diego nacque intorno al 1400 presso il comune di San Nicola del Puerto, sotto le intendenze della diocesi di Siviglia, in Spagna. È venerato a Canicattì, ogni ultima domenica di agosto.
Sin dalla più giovane età, San Diego, battezzato dai suoi genitori come Giacomo, ovvero Jago, lasciò i suoi genitori per ritirarsi in un luogo di solitudine e penitenza; iniziò così il suo viaggio di fede dalla piccola chiesa di San Nicolò, poco distante la sua città natìa, il cui sacerdote divenne guida e maestro spirituale. È infatti questo il primo nome con cui è conosciuto, Diego di San Nicolás, ma non è il più noto, che invece gli fu attribuito diverso tempo dopo, in riferimento al convento presso cui morì. Guadagnava il pane per sé e il suo maestro, Diego, coltivando la terra e recandosi in città per richiedere agli abitanti le offerte, a cui in cambio dispensava saggi e buoni consigli. Passarono così trent’anni, che San Diego divideva tra lavoro, preghiera, penitenza e solitudine, fino a quando non decise di abbracciare i canoni dell’Ordine dei francescani.
Venne dunque inizialmente ammesso nel noviziato d’Arrizafa, vicino a Cordova, dove ben presto la sua opera venne identificata con il conforto e l’aiuto che sapeva arrecare ai bisognosi e agli ammalati.
A partire dal 1441, i suoi superiori decisero di mandarlo in missione alle Isole Canarie, dove San Diego d’Alcalà dei Frati Minori iniziò un’opera incessante e tenace di conversione degli indigeni, per tenerli lontani dalle grinfie dei potenti colonizzatori dell’epoca. Dopo 8 anni, San Diego tornò sulla terraferma, in Spagna, dove si dedicò alla divulgazione della dottrina; divenne così famoso, anche tra i personaggi più eminenti dell’epoca, che la sua fama raggiunse le orecchie di papa Sisto V, colui che nel 1588 lo canonizzò.
Nel 1450, anno del Giubileo, Diego chiese di poter andare a Roma ad assistere alla canonizzazione di San Bernardino da Siena, e allo stesso modo rendersi utile all’Ordine con la raccolta delle offerte. Quando arrivò a Roma, Diego dovette affrontare orde di infermi provocate dalla peste, a cui si dedicò con amore e pazienza. In quel periodo, serpeggiava la carestia, ma con le offerte che il religioso riusciva ogni giorno a raccogliere, poté non far mancare niente ai suoi pazienti: presso il secondo chiostro del convento d’Aracoeli, in cui alloggiò per ben 4 mesi, Diego fece infatti costruire una cisterna, che infine prese il suo nome. Dopo questa avventura, il Santo ritornò a Siviglia e da qui si fece trasferire su un eremo, dove trascorse parte della sua vita in penitenza e meditazione. Ben presto però, i suoi superiori lo richiamarono dal chiostro del Saliceto, dove si era rifugiato, per ricondurlo a pochi passi da Madrid, per occuparsi della gestione del convento di Alcalà de Henares, dove 7 anni dopo morì.
San Diego è conosciuto e celebrato dalla chiesa Cattolica il 12 novembre, soprattutto per la sua attività missionaria, ma anche per i molteplici miracoli compiuti in vita, e i diversi eventi straordinari a egli attribuiti dopo la sua morte. A Canicattì ad esempio, si dice che il culto fosse già iniziato nel Cinquecento, ma che si intensificò dopo il noto terremoto del 1693. Il comune della provincia di Agrigento, fu una delle pochissime città che fu infatti risparmiata dalla terribile devastazione provocata dalle scosse.
Ed è proprio la sua fama di ‘miracolatore’, che oggi caratterizza l’iconografia che ruota attorno a San Diego. Si narra che il religioso era infatti solito donare delle pagnotte di pane del convento ai più bisognosi, un’abitudine che non piaceva a tutti i confratelli, che si erano lamentati con il padre guardiano. Un giorno, quando San Diego si stava recando all’uscita del convento per andare a sfamare i poveri, incontrò proprio il suo superiore, che pensando di coglierlo nell’atto che tanto infastidiva i suoi colleghi, chiese al religioso cosa mai stesse trasportando tra i lembi della tunica che teneva alzati. Diego rispose che erano rose, ma fu impossibile per il padre guardiano credergli, in quanto era inverno; eppure, quando andò a controllare, nella tunica non apparvero altro che rose.
San Diego viene spesso rappresentato anche nell’atto di consegnare una pagnotta di pane ad un bambino scalzo, disposto dinnanzi a lui; nell’altra mano regge la croce, a testimonianza delle due attività che caratterizzarono la sua vita: quella missionaria della preghiera e della divulgazione del Verbo, con quella caritatevole volta all’aiuto dei ceti meno abbienti.
Autore | Enrica Bartalotta