Vito Badalamenti, chi è il figlio di Gaetano Badalamenti. Dove è nato, quanti anni ha, in quali vicende di cronaca è coinvolto. Quando ha lasciato la Sicilia, la vita in Brasile, i processi in Italia. Le notizie recenti.
Vito Badalamenti nasce a Cinisi, in provincia di Palermo, il 29 aprile del 1957, quindi ha 66 anni. Ricercato dal 1995 per associazione di tipo mafioso, è figlio di Gaetano Badalamenti. Dal 22 novembre del 2000 è stato spiccato nei suoi confronti un mandato internazionale. Incluso nell’elenco dei più pericolosi criminali ricercati dalle forze dell’ordine italiane, dal marzo del 2012 viene tolto dall’elenco per prescrizione della pena.
Quando inizia la seconda guerra di mafia, negli anni Ottanta, Vito Badalamenti lascia Cinisi insieme al padre. Nel 1981 emigra prima in Brasile, poi in Spagna, dove avviene il suo arresto con il padre per l’operazione Pizza Connection. Estradato dalla Spagna verso gli Stati Uniti nel 1984, trascorre quattro anni in carcere, perché non paga la cauzione di diversi milioni di dollari.
Al termine del processo il padre è condannato a 45 anni di prigione, mentre Vito Badalamenti è assolto da tutte le accuse. In Italia, viene condannato a 6 anni di reclusione nell’ambito del processo Maxi quater a Cosa nostra. La stampa lo accredita come latitante all’estero, in Brasile o forse in Australia. Il 30 marzo del 2012 la Corte d’Appello di Palermo accoglie il ricorso dei suoi legali, dichiarando estinta per prescrizione la pena inflittagli.
Di Vito Badalamenti si è tornati a parlare nel mese di marzo del 2023. I giudici della corte d’Assise di Palermo hanno infatti stabilito che il casolare appartenuto alla famiglia di Gaetano Badalamenti rimarrà al Comune di Cinisi (Palermo), che dovrà dare, in solido con l’agenzia dei beni confiscati, 71.000 euro agli eredi e cioè Leonardo Badalamenti, Vito Badalamenti e Teresa Vitale.
Una sentenza del 2020 aveva stabilito di restituire l’edificio al secondogenito di Gaetano Badalamenti, Leonardo. “Si chiude in primo grado la vicenda del casolare al centro di una lotta tra il Comune di Cinisi, difeso dall’avvocato Antonio Ruffino, e gli eredi di Gaetano Badalamenti”, riporta BlogSicilia.
“Secondo i legali che hanno assistito gli eredi, Baldassare Lauria, Antonino Ganci, Dazio Falzone e Alessandro Ticli, nel provvedimento di confisca fu commesso effettivamente un refuso, che riguardava però un’altra particella, la 474, riportata invece come 174. Un errore che venne corretto dalla Corte d’Assise il 10 aprile del 2014. Nel provvedimento viene anche inserita la particella 134 col casolare, mai menzionata prima negli atti. Con la sentenza del 2 luglio 2020 si prendeva atto dell’errore legato alla particella 134, inserita senza alcun motivo nel patrimonio da confiscare ai Badalamenti”.
“La storia dello scontro sul casolare inizia a luglio del 2020 la Corte d’Assise si accorge di un errore di trascrizione del numero di una particella e, mentre conferma la confisca di molti altri beni dei Badalamenti, per il casolare di contrada Uliveto dispone la revoca del provvedimento e la restituzione dell’immobile al proprietario.
A gennaio dell’anno scorso, quando ormai il provvedimento era definitivo da 6 mesi e nessuno lo aveva neppure impugnato, il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, decide di assegnare l’immobile alla onlus ”Casa memoria” e consegna le chiavi a Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato, ucciso a maggio del 1978 – secondo una sentenza di primo grado su mandato proprio di don Tano, il padre di Leonardo Badalamenti – e alla nipote Luisa. Più volte Badalamenti, seguendo la legge, ha provato inutilmente a rientrare in possesso dell’edificio. Anche attraverso un ufficiale giudiziario e sulla scorta di un’ulteriore sentenza del tribunale civile. Adesso la sentenza della corte d’assise”.