Paese che vai, Anno Santo che trovi. Potremmo introdurre così la nostra odierna esplorazione. Il viaggio alla continua scoperta della Sicilia e delle sue peculiarità ci porta oggi nei pressi di Messina, per conoscere un villaggio dotato di un particolarissimo “soffio divino“. Zafferia è una frazione che si trova a circa 8 chilometri dalla città dello Stretto. Si pensa che il nome possa derivare dall’arabo “Zafariyah” o “Zaferiyah”, collettivo femminile di Zafar, Zafer (nome arabo maschile che ha il corrispettivo latino in Victor, Victorius cioè Vittore o Vittorio). Da qui il possibile significato di Vincitrice o Vittoria, con un valore probabilmente benaugurale o per ricordare forse un’incursione di Saraceni nella zona (conclusasi con la possibile sottomissione della comunità cristiana locale).
La fonetica del vocabolo potrebbe esser stata utilizzata per identificare il successivo insediamento ed il vicino torrente (la flomaria Zapharia). C’è anche una tesi che collega il nome al greco Zephurìa o Zephyrìa, cioè “di Zefiro”. Il vento d’Occidente che era considerato l’ambasciatore o messaggero della Primavera. Zefiro significa appunto “Vento di Ponente” o “Vento dell’Ovest”. Ancora, secondo la terza ipotesi potrebbe derivare dalla località greca di “Zefirìa” nelle Cicladi che è stato il vecchio capoluogo dell’Isola di Milo, la quale in antichità ebbe tra gli altri anche il nome Zefirìa. Alcuni monaci basiliani giunti in questa contrada potrebbero averle dato il nome della loro patria d’origine.
È probabile che siano stati gli Arabi ad esplorare il territorio (dando anche il nome). La costituzione del casale è però dovuta all’iniziativa dell’arcivescovo Nicolò, che gestì la Chiesa messinese dal 1166 al 1183. Egli avviò la concessione di lotti di terreno a tutti coloro che decidevano di stabilirsi. L’unica condizione richiesta era la corresponsione dei prodotti agricoli tipici del luogo. Questo nucleo iniziale di case e di coloni cominciò lentamente a popolarsi. Una ulteriore fase di sviluppo arrivò con i monaci greco-basiliani: furono, infatti, promotori della devozione per San Nicola di Bari a cui furono dedicate due chiese, una a Zafferìa e l’altra nella vicina Pistunina. Nel Seicento i Cappuccini si sostituirono alla componente greca e vi restarono fino al 1866, anno delle soppressioni delle corporazioni religiose.
A rendere unica Zafferia è la celebrazione di un particolare Anno Santo, che si realizza solo tre volte ogni cento anni. Ciò si verifica tutte le volte che il Sabato Santo coincide con il giorno dell’Annunciazione (il 25 marzo). Nel nostro secolo ha già avuto celebrazione nel 1967, nel 1978 e nel 1989 mentre nel prossimo avverrà nel 2062, nel 2073 e nel 2084. Questa tradizione è dovuta ad una concessione particolare fatta dal Papa Sisto IV nel 1472 a Gianfilippo De Lignamine, che lo aveva guarito da una grave malattia.