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"Stai zitta, tu non sei la mia donna, sei la mia asina: devi subire in silenzio". È con queste sconvolgenti parole che il marito si rivolgeva alla moglie, secondo l'accusa della Procura. "In Marocco quando si litiga si usa così: la donna viene chiamata asina e lei a sua volta si rivolge all'uomo dandogli dell'omosessuale", si legge nei documenti del processo. A.L., marocchino 48enne residente a Feltre, in provincia di Belluno, in Veneto, era accusato di maltrattamenti e lesioni e alla fine è stato assolto. Il pm aveva chiesto 3 anni. Il giudice ha disposto la trasmissione degli atti in Procura per l'ipotesi di falsa testimonianza. 

La donna ha raccontato in aula che il marito "era soltanto nervoso". Che capitavano cose come accadono in tutte le famiglie. Eppure fu il bimbo della coppia, sposata da oltre 20 anni, in un'occasione a chiedere l'intervento dei carabinieri. "Non c'è nessun certificato medico o di struttura per donne maltrattate", ha sottolineato l'avvocato della difesa, chiedendo e ottenendo l'assoluzione.

I fatti contestati vanno dal 2013 a settembre 2014, periodo in cui lo straniero avrebbe percosso la moglie con la frequenza di "una-due volte al mese trattandola come una serva". Per lui lei doveva stare zitta anche di fronte alle sue frequenti relazioni extraconiugali che l'uomo intratteneva in maniera "ostentata ed evidente con numerose altre donne". La presunta vittima però ha detto di non essere mai stata picchiata: "Urlava soltanto, lo faceva perché era nervoso". Anche il teste chiave che avrebbe assistito ai maltrattamenti non si è mai presentata in aula: ieri all'ennesima assenza il giudice ha proceduto oltre invitando a concludere.