La zucca Virmiciddara (cucuzza Virmiciddara) è un tipico prodotto delle campagne di Monreale, in provincia di Palermo. La sua origine è ignota, ma la diffusione è da attribuire alle monache benedettine del convento di San Castrense, che la utilizzavano già nel tardo XV secolo.
La coltivazione si è presto estesa ai territori circostanti. In diversi testi storici si parla di questa zucca e anche i più anziani se ne ricordano. Nel 1838 il termine “zucca virmiciddara” è stato inserito nel dizionario siciliano-italiano dal barone Vincenzo Mortillaro.
La cucuzza Virmiciddara è piccola e di forma ovoidale. Può raggiungere un peso di 4 chili. Ha la buccia verde scuro, ma presenta macchie bianche e ovali, disposte su striature orizzontali, che le danno il caratteristico aspetto. L’interno è bianco, senza cavità, con tre settori distinti e i semi possono essere bianchi o neri, a seconda del grado di maturazione. Il sapore è dolce e delicato, quindi è molto versatile in ambito culinario.
Le zucche più tenere vengono fritte, preparate a cotoletta, fatte “a sfincionello” o in altri modi. Quelle più dure, invece, si prestano anche alla trasformazione in canditi e confettura (zuccata o cucuzzata).
Anticamente venivano utilizzate dalle monache benedettine per preparare delle paste monacali a base di zucca, chiamate anche biscotti oblunghi. Queste richiamavano la forma della zucca e, simbolicamente, il ventre materno della Madonna. La zucca era utilizzata sia per il ripieno che per la decorazione.